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Franco Rognoni

Franco Rognoni

BREVE BIOGRAFIA

Franco Rognoni nasce a Milano il 20 settembre 1913 da Giuseppe e Giuseppina Carabelli in una famiglia della piccola borghesia. Giovanissimo inizia a interessarsi del disegno e della pittura e, adolescente, frequenta le scuole tecniche di tessitura e quindi la Scuola superiore d’ Arte applicata del Castello Sforzesco.
Il critico Raffaello Giolli è il suo primo sostenitore, un importante riferimento culturale che consente a Rognoni di aprire nuovi orizzonti. Fin dal 1934 collabora come disegnatore a importanti riviste e quotidiani mentre nel ’38 espone per la prima volta. La sua formazione è influenzata da artisti come Sironi, de Pisis, Modigliani mentre la passione per i libri lo avvicina alle soluzioni grafiche e pittoriche dell’Espressionismo tedesco.
Luino, sul Lago Maggiore, lo accoglie durante la guerra e qui si concentra sulla sua produzione (che si arricchisce di incisioni e illustrazioni), mantenendo così un’importante collaborazione con molti periodici e dei contatti fondamentali con gli editori e i collezionisti.
Nel primo dopoguerra torna a Milano e nel 1946 sposa Mariuccia Noè, con la quali condividerà per tutta la vita significativi interessi culturali. Nello studio di Lambrate nascono nuovi disegni e dipinti che sviluppano le tematiche fondamentali dell’artista ed esprimono un personalissimo linguaggio antiaccademico.
La Rai gli propone un progetto di scenografo-costumista e la stessa attività vieni svolta per la Piccola Scala e la Fenice di Venezia.
Tra gli anni Settanta e Ottanta la sua attenzioni si sposta sulla figura umana, vista con connotazioni critiche e scettiche, e la città, rappresentata sempre più come contesto straniante. Accanto a questa connotazione appare un aspetto sognante, legato alla memoria. Il lago, altro luogo privilegiato della sua rappresentazione e della sua esistenza che si alterna tra Milano e Luino, esalta questa dimensione pittorica che fissa dei protagonisti sospesi tra realtà e immaginazione.
L’ultimo decennio, gli anni Novanta, vede l’artista impegnato nella rappresentazione della vitalità. Ampio spazio è quindi dedicato alla cromia, in una direzione pittorica che diventa sempre più mitteleuropea, nel segno del Simbolismo e dell’Espressionismo.
L’artista è scomparso a Milano l’11 marzo 1999.

Pochi artisti del ‘900 hanno saputo essere “dentro” al loro tempo come Franco Rognoni e pochi artisti, del resto, hanno saputo essere così “oltre” le loro stagioni. La sua è infatti una figura di grande spessore: artista colto, aperto alle visioni dei maestri europei, ha saputo essere talmente al di sopra delle situazioni che lo circondavano da saper regalare alla sua pittura un aurea di a-temporalità e, di conseguenza, una perfetta adesione anche ai nostri giorni.
Rognoni è un lirico eclettico, un poeta del pennello, in grado di anticipare i tempi con le sue intuizioni. Uno stile unico e inconfondibile, che accoglie in se decine di riferimenti che portano anzitutto i nomi di artisti come Licini, Soldati, Sironi.
Non sarebbe possibile conoscere a fondo Rognoni senza considerare questi capisaldi, senza valutare il suo essere oltre le mode e le correnti, probabilmente anche per questo la sua pittura è tuttora di sorprendente modernità.
Del resto ne era ben consapevole egli stesso, quando già nel 1942 affermava: “intendo l’arte come espressione oltre che di un’estetica fine a se stessa, anche, e soprattutto, di un’etica interiore. Solo così credo che l’opera non muoia col mutare del gusto estetico.”
L’universo di Rognoni è animato da soggetti immediatamente riconoscibili: Venezia incantata nei suoi riflessi, periferie, città brulicanti di passanti, pendolari, banchieri, imprenditori, ballerini, musicisti, nature morte, gondole e tram.
Nell’evocazione della realtà, Rognoni gioca su diversi piani di rappresentazione. Ne sono testimonianza il ciclo degli Interni/Esterni: la città è raffigurata contemporaneamente dentro l’abitazione e fuori, in strada, come se l’osservatore fosse onnipresente e avesse la possibilità di scrutare ogni accadimento.
Rognoni si rivela con un segno netto, graffiante, libero e una sapiente impaginazione cromatica.
Il colore è un altra componente fondamentale nelle opere di Rognoni, laddove la figura si dissolve e distorce il colore emerge vibrante e carico di un estetica lirica che arriva a toccare le corde dell’anima.

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