FLOWER RONDEAU, 1997

I fiori hanno catturato l’immaginazione di Araki come simboli di Eros e Thanatos fin dalla sua infanzia. Cresciuto nei pressi del tempio di Jyokanji, nel centro di Tokyo, un luogo dove venivano custoditi gli spiriti delle cortigiane di Yoshiwara, Araki era solito osservare i fiori recisi offerti nei cimiteri. Per Araki, disporre i fiori in decomposizione è una forma di rinascita e la fotografia registra eternamente la bellezza della brevità.

Nobuyoshi Araki ha osservato che “rendere statico ciò che è dinamico è una sorta di morte”. La macchina fotografica stessa, la fotografia stessa, invoca la morte. Inoltre, quando fotografo penso alla morte, che si manifesta nella stampa”. In Flower Rondeau, notiamo immediatamente il contrasto tra la vita e la morte, reso vivo da un fiore semichiuso esposto su uno sfondo blu scuro. Le venature del fiore sottolineano la sua vitalità, mentre i petali chiusi e appassiti dimostrano la sua fragilità e la fragilità della vita stessa.

Le nature morte floreali di Araki possono essere viste insieme ai ritratti kinbaku del fotografo come visioni erotiche e sessuali. I petali aperti e trasparenti sono catturati in uno stato di rivelazione, paragonabile ai vari gradi di svestizione che le sue modelle mostrano. Flower Rondeau chiarisce che il fiore è un organo riproduttivo, mettendo in evidenza sia lo stame che il carpello. Per quanto i fiori muoiano e si decompongano, sono anche dei grembi dove inizia una nuova vita e si materializza il futuro.