TORII GATE

" Torii gates remind me of the fragility of the world; photographing them requires patience, waiting, listening. "

La Galleria 13 è lieta di presentare una selezione di opere del celebre fotografo anglo-americano Michael Kenna, dedicata ai Torii Gate giapponesi. Kenna ha girato il mondo con la sua macchina fotografica ma è indiscusso che tra tutte le sue opere quelle dedicate al giappone esprimano meglio la vera essenza della sua ricerca fotografica.

Kenna vede il torii come un simbolo della spiritualità giapponese, in particolare del modo in cui lo Shintoismo concepisce la natura. Nei suoi scritti/interviste egli afferma che i torii sono ovunque in Giappone, sparsi nel paesaggio, non solo attaccati ai santuari monumentali, ma integrati nell’ambiente naturale, segno che per i giapponesi “ogni elemento della terra” può essere abitato da un’essenza sacra.
Il torii funziona, quindi, come un dispositivo di mediazione: tra ciò che è “umano/costruito” e ciò che è “naturale”, tra il visibile e l’invisibile, tra il tempo storico e il tempo eterno. Diventa un invito al rispetto, alla contemplazione, a una pausa dalla frenesia. Kenna stesso lo descrive come un “reminder” (ricordo, memoria, avviso) di prendersi cura del paesaggio, di lasciarsi impressionare dalla sua bellezza fragile.

Spesso Kenna inquadra il torii come una soglia che incornicia frammenti del paesaggio: può essere collocato in primo piano, parzialmente immerso nella nebbia, nell’acqua, nella neve, oppure contrapposto a una vasta distesa vuota. In questo modo esso attiva la tensione tra presenza e assenza, tra costruito e naturale, tra l’umano e il divino. È come se il torii fosse il segno visivo che segna che lì “qualcosa oltre il visibile” è possibile.

A partire dal suo primo viaggio nel 1987, il fotografo britannico ha intrapreso un lungo percorso di esplorazione del paesaggio giapponese, sviluppando una visione profondamente personale, intima e contemplativa.
Oltre agli alberi solitari su distese di neve, il mare d’inverno e colline innevate scandite da pali e staccionate, i Torri si diversificano portando l’elemento umano nelle sue fotografie, un elemento però di confine che, grazie alla sua intrinseca funzione spirituale, connette lo spettatore al divino.

Cosa sono i Torii?

I Torii sono i tradizionali portali giapponesi che segnano l’ingresso a un’area sacra, tipicamente a un santuario shintoista (jinja). Sono uno degli elementi architettonici più iconici del Giappone.
Il Torii simboleggia il passaggio dal mondo terreno a quello spirituale. Attraversarlo significa entrare in un luogo sacro, abitato dai kami, le divinità dello Shintoismo.
Il termine “Torii” può essere tradotto come “dimora degli uccelli”, ma l’origine etimologica è ancora dibattuta.
Le origini del Torii sono avvolte da un alone di mistero. Sebbene non esista una datazione certa del suo primo utilizzo, alcuni reperti e testi fanno risalire la sua presenza almeno all’VIII secolo. Gli studiosi ipotizzano influenze provenienti dall’Asia continentale: in particolare, dai torana indiani o dai paifang cinesi, strutture simili utilizzate in contesti religiosi o cerimoniali.
Uno dei più antichi Torii esistenti è conservato al Santuario di Kasuga Taisha, nella città di Nara, e risale al periodo Heian (794–1185), epoca in cui lo Shintoismo cominciava a strutturarsi in forme più istituzionalizzate, spesso in dialogo o in sincretismo con il Buddhismo.