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COLLETTIVO 4

Fabio Civitelli
Giuseppe Faralli
Angelo Mulas
Massimo Padelli

Era l’anno 1973 quando Susan Sontag pubblicò la prima edizione del suo illuminante saggio “On Photography”, edito qualche anno dopo in Italia, con la traduzione letterale del titolo: “Sulla Fotografia”.
Nel primo capitolo del saggio, “Nella Grotta di Platone”, l’autrice guida il lettore verso i significati sociali della fotografia: fotografare come appropriazione del soggetto, come testimonianza, come conoscenza del mondo, attraverso la sua rappresentazione più che come esperienza diretta.
Il capitolo si conclude con una parafrasi tratta da Mallarmé e riadattata all’argomento:
“Oggi tutto esiste per finire in una fotografia”.
Chissà cosa avrebbe potuto scrivere Susan Sontag se non fosse scomparsa nel 2004, agli albori della fotografia digitale e dei Social Network, oggi che, nello spazio di un giorno, vengono scattate e pubblicate in rete un tale volume di immagini probabilmente superiore per numero, a quello che, ai tempi del suo saggio, era l’intero patrimonio fotografico globale.
La fotografia, è uno tra i media che ha incorporato i maggiori cambiamenti nell’era digitale, specialmente riguardo ai modi di diffusione delle immagini: oggi si scatta e si pubblica in tempo reale ma forse, in certi ambiti, si comincia a sentire la necessità di rallentare e riflettere di più su alcuni aspetti.
I quattro fotografi che compongono il “Collettivo4”, Fabio Civitelli, Giuseppe Faralli, Angelo Mulas, Massimo Padelli, si pongono questa domanda costantemente. Il loro modo di fotografare potrebbe definirsi “Slow-Photo”, e la spiegazione chiarificatrice di John Szarkowski su “Il Momento Decisivo” di Bressoniana memoria, è la guida costante del loro metodo di lavoro:
<<…Più elusiva è stata la scoperta di quel segmento di tempo che Cartier-Bresson ha chiamato “Il Momento Decisivo”, ma questo è stato malinteso.
Decisivo lo è non a causa dell’evento esterno, ma perché in quel momento si percepisce che il flusso di forme e schemi in evoluzione è arrivato all’equilibrio, alla nitidezza, all’ordine: perché l’immagine è diventata, per un istante, fotografia.>>
John Szarkowski: “The Photographer’s Eye”
Osservare con calma, girare attorno al soggetto scelto, attendere che la luce, l’ombra, la posizione dei soggetti, vadano a formare un’armonia di relazioni e contrasti che sia consona al risultato così cercato…ma così raramente ottenuto, riuscendo a trarre comunque dall’atto del fotografare un intimo momento di piacere.

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